Un
ciclo di cause
<<EDIZIONE
DEL 28 MAGGIO 2008>>
E’
facilissimo creare ecovillaggi, la difficoltà sta nel farli andare avanti..
Intervista ad un esperto finlandese.
-
Cosa ne pensa di questa gente?
- Penso abbiano l’euforia
dell’inizio, hanno appena raggiunto il loro sogno – preso una terra, e perciò vedono
tutto rosa. Adesso parlano di amore e del loro incontro con la natura, ma, se
non comprenderanno alcune cose, in qualcosa come 2 anni rischiano d’incontrare
i tipici problemi anche nel loro ecovillaggio.
-
Ma non crede che la gente possa
saltare gli ostacoli grazie al loro amore?
-
Tutto può essere, ma vede,
siamo testimoni di ciò che è già successo e più di una volta e continua a
ripetersi in diversi ecovillaggi.
All’inizio la gente riceve questo sentimento di amore e felicità, ma loro non
sanno da dove proviene e dopo non sanno più cosa fare quando questo sentimento
se ne va. Succede e basta. E quindi "improvvisamente” arrivano i problemi. Ed
ecco perché sarebbe opportuno proporre ragionevoli principi e raccomandazioni
per instaurare le obiettive circostanze per mantenere questo amore… Quando
vedono, per esempio, che i loro vicini non sono come se li aspettavano, come
invece poteva essere sembrato quando non condividevano lo spazio assieme.
- Quindi lei non crede che ci
possano essere eccezioni? Tipo gente che anche nei momenti più difficili
mantiene forza e fede nell’idea.
- Sicuramente certe eccezioni ci
possono essere. Ma in questo caso non ci interessano le eccezioni, ma il modo
giusto per indirizzare le masse. Il metodo che è possibile raccomandare al più
gran numero di ecovillaggi. Essere a conoscenza di tutti gli ostacoli e sapere
se si è in grado di superarli o meno.
Dimitri Olhovoy: La chiaccherata con Dimitry
Vatolin – uno dei pionieri di questo fenomeno.
--
...Lei
non presta attenzione al romanticismo. Cosa c’è di male nel fatto che ci si può
innamorare pazzamente senza il bisogno di pensarci su?
-- Niente. Innamoratevi finchè vi pare. Ma se avete intenzione di
intraprendere una relazione duratura, è utile che ci pensiate. N.D.
Walsh. Chiacchiere con Dio.
Introduzione. Questo ciclo di articoli è apparso come il risultato
della corrispondenza personale con Dimitry
Vatolin (ecovillaggio Arca), durante la quale ci scambiavamo osservazioni sulla
vita dei nostri ed altri ecovillaggi che conosciamo, sullo sviluppo di
ecovillaggi basati sulle idee di Anastasia (per ulteriori informazioni
contattate l’Amministratore di questo sito). Abbiamo notato della gran
comune regolarità. A volte questa regolarità e così vividamente individuabile
al punto che, anche a distanza di migliaia di chilometri, si possono ricontrare
storie simili, con simili problemi. Piani di organizzazione dello stesso tipo
conducono alle stesse tipiche conseguenze, includendo sia i successi che i
peggiori problemi. Ecco perché è nata l’idea di creare questi articoli, per
color che hanno appena cominciato a creare il loro villaggio, per coloro che
vogliono evitare probemi, per coloro che hanno già avuto momenti duri ed hanno
domande per renderli migliori. Forse se l’esperienza di ecovillaggi già
esistenti fosse più conosciuta, probabilmente gli organizzatori di quelli nuovi
presterebbero più attenzione a fattori che magari all’inizio sembrano senza
importanza ma che poi alla fine possono risulatare decisivi sul destino
dell’ecovillaggio.
- Comprensione
di questa idea: "di città” e "di villaggio”.
Di
solito coloro che organizzano o stanno per andare a vivere in un ecovillaggio
sono pronti a dare il benvenuto a gente con le stesse ideein quanto pensano che
ognuno comprenda la parola ecovillaggio quanto loro. Ma nella fase delle
primissime cose pratiche da fare per organizzare un ecovillaggio (scegliere una
terra, discutere di formalizzazione giuridica, il modo in cui trattare il
terreno, la delimita delle proprietà, l’inizio delle costruzioni) tra i già
amichevoli partecipanti cominciano le più inaspettate divergenze.
Per
esempio, si possono rilevare fin da subito, coloro che vogliono cominciare a
lavorar la terra subito e quelli che non lo vogliono – a volte a causa di
qualche profonda ideologia. Per esempio c’è un uomo chiamato Igor Voronin che
ha sempre partecipato alla vita dell’organizzazione fin dalla nascita della
stessa, era molto attivo ed interessato. Ma questa persona nel 2002 si è
vividamente espresso contro l’idea di prendere un terreno e cominciare a vivere
lì da subito. E la sua motivazione era la seguente: è poco probabile che
riusciremo nel progetto finché non saremo tutti d’accordo anche nei più piccoli
dettagli e, anche, finché non avremo le nostre coscienze pronte, facendo un
lavoro psicologico-spirituale su noi stessi. Altrimenti, come lui dichiarò,
primo: non saremo noi coloro che professano le stesse idee nel pieno significato
delle stesse. E, secondo: porteremo nell’ecovillaggio tutti i nostri
"difetti cittadini”.
Altri
membri del gruppo non gli diedero supporto, anche se, abbastanza
ragionevolmente hanno notato che le probabilità di ripulirsi coi pensieri,
lavorare spiritualmente e diventare più esperti, stando in città, sarebbero
troppo basse. "La terra mostrerà chi è chi e di cosa valiamo, a prescindere
dalle discussioni teoriche”. Riguardo a come l’ecovillaggio dovrebbe apparire,
la maggioranza era concorde che prima bisognasse vedere e "sentire” la terra e
poi pianificare cosa e come costruire.
Voronin
se ne andò dall’organizzazione cercando nuova gente.
In
altri 6 anni circa, la terra mostrò veramente chi è chi, ma per sistemare
qualcosa fu già troppo tardi in quanto la terra era di loro proprietà e non per
loro non c’era altro da fare che rassegnarsi.
Ma
Voronin non ebbe successo nella sua nuova ricerca.
E
così qui vediamo le ragioni e non ragioni di entrambe le parti. E’ vero che
quando una persona vive nella sua terra, ha veramente più tempo e forza per
comprendere e sistemare la sua vita, più di quanto potrebbe in città. Ma è
anche vero che non tutti sono proprio pronti a trasferirsi là da subito. E se
queste cose non vengono chiarite immediatamente, può veramente succedere che
coloro che prendono possesso della terra possano essere definite con riserva "persone
che professano le stesse idee”.
E
quindi arriviamo ad una delle basilari differenze nel comprendere il termine
ecovillaggio, che possiamo enunciare in questo modo: persone diverse
comprendono in maniera diversa il ruolo che l’ecovillaggio gioca nella loro
vita. Alcuni prendono la terra per il futuro, altri non per loro stessi ma per
preparare un giardino paradisiaco per i loro figli, altri preferiscono stare in
città ma avere questa terra per riposare ogni tanto l’anima dalla vita
stressante ed alcuni la prendono per trasferirsi lì seduta stante. Ma la lista
potrebbe continuare...
E
queste differenze cominciano ad assumere una grande importanza quando le azioni
pratiche si avviano.
Perché
succede questo?
Tutte
le posizioni descritte hanno le loro ragioni, ma tuttavia basandoci su
esperienze note di ecovillaggi, non appena alcuni del gruppo si stabiliscono in
quella terra come luogo di vita permanente, i conflitti tra quelli che vivono
lì stabilmente e quelli che vi si recano solo ogni tanto, cominciano a farsi
vedere, per molti motivi.
Ed
una di queste ragioni è che queste persone si accingono a cominciare un
progetto comune non avendo stabilito cose concrete. Ed è naturale ottenere come
risultato dei gran fraintendimenti.
E così possiamo notare che il
fatto che una persona dichiari di voler vivere in ecovillaggio non significa
che abbia le stesse intenzioni di tutti gli altri. Sicuramente ci sono delle
similitudini, ma ad un livello così generale che per una cosa così pratica come
creare un ecovillaggio una tale astratta comunità è ovviamente non abbastanza!
Bisogna raggiungere un livello di comunanza o comprensione in ogni concreta
cosa "terrena”, che tocca direttamente l’organizzazione della vita in
ecovillaggio.
Ed
ecco queste ragioni concrete o conflitti tra i "cittadini” e color che vivono
costantemente in ecovillaggio, ed hanno un carattere molto pratico:
1.
Prima di tutto, se in un ecovillaggio fresco, ci sono diversi nuclei familiari
che sono pronti a vivere costantemente in quella terra, da subito bisogna
risolvere un gran numero di questioni importanti (definizione del territorio,
infrastruttura, guadagno monetario, scuola, collaborazione col mondo esterno, ecc.)
che richiedono forza, fondi e, il più importante, unità nella concordanza ed azioni. E pervenire a questa unità è
difficile con persone che non sono costantemente presenti oppure hanno idee
differenti. Si ritrovano semplicemente a parlare due lingue diverse.
2. In circostanze di vasto
territorio e densità della popolazione bassa, risolvere questioni organizzative
è quasi impossibile. Sicuramente la gente che vive lì può occuparsi delle loro
terre ma, se il fatto è che su 100 famiglie, metà non è presente affatto ed
1/4 è presente raramente e non pensano
che sia importante condividere per le costruzioni comuni, strade o ponti, ecc.
e tutte le altre cose che sono importanti per la normale funzionalità
dell’ecovillaggio e per la vita separata delle famiglie – le porzioni di
terreno appartenenti ai "cittadini” cominciano a diventare un vero peso.
3. Con
quest’ultima ce n’è un’altra correlata: quando si crea qualcosa con la proprie
forze ed altri semplicemente arrivano e ne fanno uso, la possibilità di offesa
è molto alta.
4.
Non pensate che I problemi elencati siano una prerogativa degli ecovillaggi che
hanno deciso di costruire strade ed utilizzare l’elettricità. Una bassa densità
di popolazione da anche altri problemi. Il più lontano i vivini vivono e minore
è la possibilità di utilizzare cose in comune. Per esempio se 4-8 ettari vicini sono
vivibili, hanno bisogno di un solo pozzo
per tutta la compagnia, un generatore, ecc.
5.
Se in qualche terreno si verificano delle infrazioni (per esempio, la strada è
completamente coperta di erbacce o qualche grossa pianta si trova dietro il
limite del terreno, sulla strada e non c’è nessun marchio di territorio,
materiali da costruzione abbandonati, ecc.), per sistemarle senza la presenza
dell’effettivo proprietario diventa un problema ed i problemi si continuano ad
accumulare per anni.
6.
Coloro che vivono ancora in città sicuramente spendono la maggior parte del
loro tempo in un differente sistema sociale, e molto spesso portano con loro
all’interno dell’ecovillaggio certi pensieri, idee, emozioni che, in un modo o
nell’altro, contrastano col modo di vivere di quelli che vivono permanentemente
lì. Passare dalla mentalità cittadina a quella ecovillaggistica richiede spesso
un certo tempo. Ed andarci una volta a settimana od anche più raramente non
aiuta. Specialmente per la tendenza a voler finire tutto subito e magari, di
conseguenza, ingaggiare ditte edili, ecc. E spesso queste figure esterne
possono anche essere shockanti per gli abitanti dell’ecovillaggio, non essendo
più abituati a fumatori, gente che parla "senza censura”, persone rumorose,
ecc.
Così, come
possiamo osservare, questa differenza è una delle più rilevanti, per non
parlare poi delle divergenze religiose, opinioni su fumo/alcol, vegetariani o
no, concordia sul divorzio o meno e così
via. Ecco perché certe domande vanno poste in principio, per evitare tutti gli
eventuali dilemmi.
Ma
sicuramente la questione se andare a vivere da subito nell’ecovillaggio o dopo
un pò di tempo può essere difficile da regolare ancor prima di aver "fatto
conoscenza” col terreno perché molta gente non ha la più pallida idea di cosa
voglia dire vivere in natura.
Molti
credono spassionatamente che la natura possa fare miracoli e sono pronti a
stabilirsi senza pensarci due volte. Ma quando poi si verifica che i miracoli
differiscano da quello che avevano in mente, i piani di stabilirsi lì da subito
cambiano a loro volta.
Ecco
perché quando cominciamo una nuova impresa (specialmente se connessa ad un
talmente grande circolo di persone) non è saggio ed anche non molto onesto,
basare un successo su qualcosa del quale non si ha neanche idea, o del quale si
sa molto poco.
Quindi
è meglio cercare di fare più esperienze possibili prima di stabilirsi oppure,
se non se ne ha la possibilità, fare affidamento al bagaglio di esperienze in
possesso in quel momento. Bisogna contare sul successo, ma non ciecamente.
Nel
primo anno di esistenza dell’ecovillaggio sembra tutto funzionare, anche
andandoci una volta a settimana. La gente riposa l’anima nella loro terra e in
effetti anche cose meravigliose e miracolose succedono in loro. E possono
tenere in loro questi sentimenti per tutta la settimana fino al weekend
seguente. Ma comunque vivendo in città si mantengono tanti aspetti della vita
quotidiana (prendere acqua dal rubinetto, usare l’elettricità, andare a buttare
la spazzatura, compare cibo al supermarket, ecc.) dai quali è veramente
difficile liberarsi. E si tende a mantenerli, almeno in parte, anche
all’interno dell’ecovillaggio.
Queste
abitudini esistono perfino a livello inconscio, ed ecco perché è difficile
anche per persone molto preparate e spirituali cambiare lo stile di vita. A
lungo una persona può sognare della vita nella natura e credere che sarà facile
dire no a diversi beni della civiltà, ma semplici sensazioni fisiche di disagio
(freddo, punture di zanzara, ecc.) alla fine possono trasformare la sua fede e
farle decidere di vivere in una maniera più "tecnocratica”. Ed ecco come mai
alcuni piccoli compromessi non sono evitabili all’inizio del cambio vita.
E
così, tutte le modalità di trasferimento in un ecovillaggio sono buone. Ma
nonostante la bontà e l’importanza di queste modalità è importante capire
quanto segue: con un ecovillaggio coesistono duramente!
Tutti I disaccordi descritti sono avvenuti perchè le idée delle persone non
sono state discusse e chiarificate fin dal principio. Si pensa che se la gente
vuole vivere in un ecovillaggio, tutti loro abbiano le stesse idee. Ma non è
veramente così. Le persone e le idee sono diverse. Ed ecco per quale ragione
per realizzare con successo un ecovillaggio è importante essere concreti.
L’immagine di quel concreto ecovillaggio che noi, gente concreta, vogliamo e
siamo pronti a creare!
Dimitri Olhovoy
Ecovillaggio Rodniki (Fonti)
19 Marzo-26 Aprile 2008
QUI potete leggere il secondo articolo del ciclo "ORGANIZZAZIONE DI ECOVILLAGGI: PASSAGGI DI SUCCESSO ed OSTACOLI”.
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