2 L’IMMAGINE DI UN ECOVILLAGGIO
Il secondo articolo del ciclo
"ORGANIZZAZIONE DI
ECOVILLAGGI: PASSAGGI DI SUCCESSO ed OSTACOLI”
Questo articolo riguarderà l’Immagine di
ecovillaggio e quanto questa influenzi la pratica dei suoi abitanti.
1. Come gli
organizzatori immaginano la loro partecipazione al progetto.
Se c’è un leader nell’ecovillaggio e tu sei uno di
essi – organizzando un ecovillaggio, tu attrai gente in quest’impresa, questa
gente crede in te, è molto importante fin dall’inizio che tu capisca fino a che
limite ti puoi spingere nel partecipare alla vita di questo ecovillaggio.
Se stai pianificando l’ecovillaggio come un posto
di vita permanente oppure una specie di "casa di campagna” dove andrai di tanto
in tanto.
Se una persona non è pronta o le sue conoscenze
nel campo sono scarse e questa si appresta a diventare leader, sperando che poi
altri sistemino le cose, spesso questo porta ad un conflitto.
Invece se i leader hanno veramente esperienza e
sono in grado di risolvere diversi problemi, siamo già un passo avanti.
2. Ecovillaggio o villaggio che è eco solo di nome ;)
Per dir la verità non ci sono molti ecovillaggi
dove la gente sa chiaramente cosa stanno facendo e come la loro piccola società
deve apparire. In altre parole una cosa come l’Immagine dell’ecovillaggio,
esiste veramente in una piccola percentuale di persone, altri sfortunatamente
pensano che non sia poi così importante o non ci pensano affatto.
Nell’ecovillaggio Kovcheg (Arca) dicono "certa
gente viene da noi per piazzare tenute familiari e altri per costruire un
ecovillaggio”. E queste son due cose
diverse. Un ecovillaggio è costituito da terreni separati più una comunità. Un
posto dove la gente vive tutto l’anno, ci lavorano, fanno nascere i loro
bambini, li educano, ecc.
E quindi pianificare ed organizzare la vita in
ecovillaggio deve essere una cosa seria! E dalla parola comunità noi
comprendiamo le relazioni tra le persone, i loro interessi e gesti comuni,
territori e beni che ci sono per concretizzare questi comuni interessi. E di
conseguenza importante prestare attenzione non solo agli insediamenti isolati
ma anche alla collaborazione tra loro.
3. Imagine
della vita nel futuro ecovillaggio: più vicini alla natura o alla civiltà?
Se vogliamo creare un ecovillaggio sarebbe ottimale
il sapersi immaginare chiaramente cosa vogliamo ottenere come risultato finale.
Se vogliamo un villaggio con elettricità, acqua, ecc. o, al contrario, se
vogliamo allontanarci il più possibile dalla civilizzazione, oppure qualcosa di
intermedio.
Se uno che ha sempre vissuto in città non ha idea
delle variabili della vita in campagna, che tipo ci case si costruiscono, come
si costruiscono, come soddisfare alcuni bisogni di base (cibo, acqua, toilet,
lavarsi e lavare i vestiti, ecc.), quali strumenti sono usati per organizzare
una giornata lavorativa, ecc. – sarebbe piuttosto opportuno farsene un’idea.
C’è gente che sogna di una vita il più vicina
possibile alla natura: camminare scalzi o addirittura nudi, mangiare solo
quello che cresce, ecc. Ma sicuramente se certi desideri sono presenti, bisogna
prepararsi adeguatamente per adempierli – fisicamente e socialmente. Due casi
sono noti (da ecovillaggi negli Urali): 1. Quando una persona (o una famiglia)
cominciano a vivere in questa maniera estremamente naturale nell’ecovillaggio
ed i restanti abitanti non ne sono rimasti entusiasti. Gli abitanti
dell’ecovillaggio potrebbero vergognarsi di questo comportamento e temere il
giudizio degli ecovillaggi vicini temendo di essere osservati come pazzi e, di
conseguenza, il comportamento fortemente naturale potrebbe essere mal visto.
2. L’altro caso, quando una famiglia va a vivere nel loro terreno, dentro
l’ecovillaggio, in armonia con la natura e dichiara "quando i nostri vestiti
saranno consumati, andremo in giro con vestiti che non si consumano mai”
(ovvero, nudi) e gli altri gruppo dell’ecovillaggio si discostano un po’ da
loro e, a domande su quella particolare famiglia rispondono con un sorriso "si,
sono strani ma è la loro scelta, noi vivremo in un altro modo”.
Sembra ok, ma allo stesso tempo è chiaro che il
gruppo si vergogna di quella famiglia, e sicuramente la famiglia stessa non è
contenta di non avere comprensione da parte loro.
Allo stesso tempo in Crimea questo tipo di persone
vivono in cave con interi gruppi. Non parlano formalmente di terreno,
semplicemente vivono nelle montagne vicino al mare, mangiano quello che cresce
intorno, fanno il bagno al mare... E come sfondo del generale colorito esotico,
sembrano in armonia e la gente è interessata a loro. Si dice anche che questi
"figli della natura” siano anche in grado di curare la gente dalle malattie.
Quindi, perché abbiamo raccontato queste storie?
Per vedere le varianti di quando in un ecovillaggio coesistono persone con
diversi livelli di comprensione riguardo l’essere vicino alla natura. E’ un male: da una parte c’è vergogna e
dall’altra c’è tristezza.
Ecco perché
è molto importante che tutti i membri del gruppo abbiamo più o meno lo stesso
livello di comprensione riguardo la vicinanza con la natura o la
civilizzazione.
Se
qualcuno vuole passeggiare in "vestiti che non si consumano” e nutrirsi con
l’energia del sole – molto bene (e lo è veramente), bisogna cercare qualcun
altro che condivida questi aspetti. E se invece si vuole essere più civilizzati
bisogna trovare gente simile. E lo stesso vale per coloro che sono
completamente attaccati ai beni della civilizzazione.
Tutte queste cose possono sembrar banali ma
sfortunatamente ci sono stati molti gruppi, dove la gente cominciava a
preoccuparsi su come vivranno, una volta il terreno è preso.
E qui la
ragione per cui la gente che si raccoglie in un gruppo deve sapere tutto
riguardo le idee altrui sullo stile di vita.
4. Corrispondenza
di Immagine di ecovillaggio e Luogo.
Per organizzare una vita all’insegna della natura (costruire una casa con le
proprie mani utilizzando materiali alla portata, dire no ai cellulari, ecc.) in
un luogo non molto lontano dalle città (diciamo fino a 50 Km) è difficile. Le
tentazioni di "ingaggiare e pagare”, "comprare e portare” sono così alte che
presto o tardi la maggior parte della gente, anche quelli appartenenti allo
"zoccolo duro”, si arrendono e si concedono alla civilizzazione.
D’altro canto, se si vuole vivere più civilizzati,
è invece poco raccomandabile prendere
una terra lontana nei boschi. Si possono immaginare i costi e le difficoltà per
portare i materiali, instaurare l’elettricità, ecc. Così come vedete questo
punto mostra anche che è molto
importante sapere che tipo di ecovillaggio si ha intenzione di costruire, prima
ancora di prendere un terreno.
5. Grandezza
e spazi in comune.
Pensando all’Immagine di ecovillaggio dobbiamo
avere molto chiaro se intendiamo la proprietà privata o comune. Si pensa sia
inutile parlarne ma non è così, in quanto per esperienza c’è gente che si
raduna per ostruire un ecovillaggio e questo argomento non viene neppure
trattato!
Se si tratta di proprietà private bisogna aver
chiaro da subito quanto spazio ognuno desidera, i limiti, se tutti gli spazi
hanno le stesse dimensioni, ecc.
Sicuramente ci devono essere gli spazi comuni. Uno spazio per risolvere questioni di tutti,
per riunirsi per alcune celebrazioni, scuola, ecc. E’ inutile dire che bisogna
anche discutere della loro grandezza e dei lavori che ognuno dovrà effettuare
là.
E se invece si vuole un ecovillaggio impostato
come proprietà comune deve essere stabilita qualche zona private e le
dimensioni, casa comune o piccole cassette per tutti. Tutto ciò dev’essere
chiarificato prima ancora di prendere il terreno.
6. Il nome dell’ecovillaggio.
Nella prima
fase dell’organizzazione potrà sembrare che il nome che si darà al futuro
ecovillaggio non abbia importanza e che si possa scegliere una qualunque cosa
che descriva grossomodo lo spirito. Ma in futuro, quando l’ecovillaggio
comincerà ad essere forte e conosciuto dalla gente, forse si comincerà a
stabilire contatti con altre realtà simili e può succedere che il nome
impedisca di dare una buona impressione, colorita, oppure impedisca di mostrare
la propria individualità agli occhi di altri ecovillaggi o, più semplicemente,
alla gente.
In generale possiamo sottolineare alcuni principi
per la scelta di un buon nome:
1. Dev’essere un nome originale, non preso da
qualcosa di esistente, affinché non si possa correre il rischio che anche altri
adottino lo stesso nome.
2. Sarebbe bello se riflettesse alcune peculiarità
del posto, ad esempio "Piandicastano", per dire che si trova in una pianura
abitata da alberi di castagno.
3. Se si sta creando non un semplice villaggio che
si vuole definire eco, ma c’è una concreta idea di fondo, sarebbe opportuno
inventarsi un nome che rifletta questa idea, per esempio "Cavalasella". Dove si
fa intuire ("cava la sella” ed insieme la parola "caval” per cavallo) che gli
animali non vengono abusati.
4. Anche usare dell’umorismo non è male, o qualche
doppio senso carino potrebbe essere interessante ed attrarre attenzione.
7. Corrispondenza tra Immagine dell’ecovillaggio
e collettivo.
Sicuramente è meglio sapere quanti partecipanti
sono pronti a far le cose direttamente come da progetto. E’ stato già detto in
precedenza più di una volta che parlare è fondamentale, come sapere quanto tu e
la gente intorno a te immaginate l’ecovillaggio, e se ci sono opinioni
discordanti è meglio dividersi in più ecovillaggi.
Per quanto scomodo possa essere, bisogna
affrontare le discussioni, per cercare di capire chi è veramente intenzionato a
vivere in corrispondenza con le idée espresse, perché non tutti lo sono, alla
fine.
Quindi non solo domande e risposte sono
importanti. Bisogna anche avere molto chiaro chi ha realmente intenzione di
mantenere le proprie parole. A volte si scopre parecchio!
In generale l’organizzazione di un ecovillaggio è
meglio affrontata da un piccolo gruppo, che pensa in maniera dettagliata e
pratica, da gente in grado di coordinare tutti i momenti base del futuro
ecovillaggio in una chiave pratica e poi, successivamente, espandere le
informazioni ed invitare altra gente, pronta ad accettare e a lavorare nei
limiti dell’immagine in precedenza partorita.
Se si raduna inizialmente un gruppo di circa 20
persone o più, con il mero scopo di creare un ecovillaggio e poi, dopo qualche
tempo, nasce qualche discussione su questioni pratiche (e questo avviene
spesso), tutto ciò porterà ineluttabilmente alla confusione.
Proprio in questo modo appaiono
ecovillaggi senza Immagine, quando nel migliore dei casi non c’è un pensiero
collettivo ma solo frammenti di diverse opinioni, che differiscono abbastanza
l’une dalle altre. E così ogni persona si appresta a creare qualcosa che ha in
mente senza capire che poi, passando gli anni e che, se anche gli altri hanno
fatto la stessa cosa, ci si ritrova senza armonia e la situazione diventa
veramente difficile da risolvere e/o gestire.
Come conclusione, è importante dire che nell’idea di "Immagine
dell’ecovillaggio” sono incluse anche questioni ardue da risolvere a priori
mentre si vive ancora in città, senza avere esperienza. Ma ci sono alcune cose
che per fortuna si possono risolvere grazie al buon senso e alla comunicazione,
discorsi approfonditi. E bisogna parlare il più possibile!
Ed anche se in futuro alcune questioni dovranno
essere risolte di nuovo a causa di cambiamenti di condizioni, comunque ci
saranno intorno a voi persone che condividono veramente le vostre idee e
pensieri e questo sarà d’aiuto nel risolvere molte complicazioni.
Oggigiorno l’Immagine di ecovillaggio è più
sottovalutata che sopravvalutata. Ma per uno sviluppo di successo
dell’ecovillaggio è più giusto, prima stabilire cosa vogliamo ricevere come
risultato e poi discuterlo e discuterlo ancora insieme al gruppo! Se necessario
separarsi in più ecovillaggi. Quindi, alla fine, è meglio aspettare un altro
annetto prima di cominciare ma per conoscere bene i propri compagni di viaggio
e le loro idee e poi, successivamente, creare un ecovillaggio con le persone
giuste, che condividono i pensieri altrui.
Dimitry Olhovoy
Ecovillaggio
Rodniki (Fonti)
19
march – 26 april 2008
QUI potete
leggere il primo articolo del ciclo "ORGANIZZAZIONE DI ECOVILLAGGI:
PASSAGGI DI SUCCESSO ed OSTACOLI”.
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