Individuata la composizione e
l’origine delle “nubi marroni atmosferiche” (Atmospheric Brown Clouds, ABCs)
(ECO51), la massa di particelle di polveri inquinanti sempre più fittamente
visibile ogni inverno nei cieli dell’Asia del Sud fino all’Oceano Indiano.
Questa nebbia incombente di fuliggine dall’odore acre risulta prodotta per tre
quarti dall’attuale combustione di biomassa organica - legna, sterco di vacca,
residui agricoli - per riscaldare e cucinare popolarmente a uso residenziale,
in parte per produrre energia a livello industriale, sprigionando fumi
altamente tossici in tutta la regione, e per un terzo da quella di combustibili
fossili. Propendevano per il contrario più di 200 ricercatori indiani,
americani ed europei, impegnati da vent’anni a studiare questo oscuro fenomeno
asiatico poichè la coltre di fuliggine, cenere mista a polvere, blocca la luce
solare, raffredda la terra e la superficie del mare, con ripercussioni sul
bilancio idrologico e sui monsoni; un suo componente, il carbonio nero, è la
seconda causa del riscaldamento globale dopo il diossido di carbonio.
La misurazione radiocarbonica
della composizione della nube durante il monsone invernale, tra il gennaio e
l’aprile del 2006, ha
consentito a un team internazionale di ricercatori, coordinati dal Professore
di biogeochimica Örjan Gustafsson dell’Università di Stoccolma, di accertare la
percentuale del radiocarbonio, l’isotopo del carbonio-14 (14C). Ad alta quota, viene
prodotto dai raggi cosmici che modificano l’azoto atmosferico nelle minuscole
particelle inquinanti di aerosol rilevate in vetta a Sinhagad, nell’India
occidentale, e sull’isola di Hanimaadhoo, nel nord delle Maldive. L’elevata
presenza di radiocarbonio è chiaramente indicativa dell’origine da combustione
recente di biomasse organiche, poichè i combustibili fossili, che hanno avuto
milioni di anni di degrado, non presentano isotopi. Ora lo studio, pubblicato
sulla rivista Science, dovrà essere confermato dai rilevamenti effettuati in
altri siti.
In Cina e in India, 340.000
persone muoiono ogni anno per malattie cardiovascolari e respiratorie da
inalazione di sostanze tossiche, carbonio nero e particolato, emesse dai
combustibili organici usati diffusamente nei paesi in via di sviluppo, avvisano
i ricercatori nel rapporto. Anche il clima viene influenzato con diminuzioni
delle piogge nella stagione secca e aumento dell’intensità durante i monsoni.
Effetti gravi - come la fusione dei ghiacciai Himalayani e i sistemi
meteorologici - sempre più estremi, sono delineati da un recente rapporto del
Programma ambientale delle Nazioni Unite.
La nuova scoperta fornisce un
orientamento per ridurre le emissioni delle nuvole marroni, senza distogliere
dalla necessaria riduzione dei gas a effetto serra a lungo termine. La nube
annuale potrebbe diminuire rapidamente in modo notevole sostituendo
un’alimentazione più efficiente a biogas o a solare alle attuali biomasse
asiatiche, considerando che le particelle di fuliggine permangono
nell’atmosfera solo per poche settimane. La diffusione delle tecnologie verdi
ambientali e la lotta contro la povertà per il controllo della combustione a
biomassa su piccola scala sono svolte importanti per ridurre le emissioni
inquinanti, il riscaldamento globale e migliorare la qualità dell’aria.
Il Professore Gustafsson
esorta gli ambientalisti a non limitarsi a contrastare i carburanti e il
carbone a favore di fonti di energia pulita. I paesi più avanzati dovrebbero
contribuire al trasferimento di innovazioni tecnologiche nelle famiglie povere
dell’Asia del Sud. Lo sviluppo, la fabbricazione e la commercializzazione di
biomassa solida come combustibile è una sfida e un’opportunità per la ricerca
scientifica, il partenariato pubblico-privato, la creatività imprenditoriale e
politica. (http://www.eco51.it/)
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