Ecovillaggio Romashki (Camomille),
geograficamente situato sotto Kiev, Ucraina.
(Foto: Più lontano dalla città! L’utilizzo di internet
permette ad Andrey Kovalesky di lavorare come commercialista anche
dall’ecovillaggio. Ma il lavoro fisico gli da molto più piacere) Ecovillaggio, non è solo un modo di vivere, è quasi un
credo. La gente ha diritto di credere in diverse divinità ma non ci sono
chiese. L’unico tempio per loro? La natura.
Sempre più gente di città sogna di svegliarsi col
canto degli uccelli e camminare scalzi bagnati dalla rugiada, via dal
trambusto, guadagnandosi da vivere solo con ciò che gli arreca piacere.
Realizzare un tale sogno è difficile, se si è da soli. Ecco perché tutti coloro
aventi una certa filosofia creano degli ecovillaggi.
(Foto: Senza la forza lavoro dei cavalli. Per il sostentamento, al Romashki, non
c’è bisogno di creare aziende agricole ed acquistare macchinari. Un bel pezzo
di terreno è già sufficiente.)
Anticonsumisti
- Vivo qui già da 8 mesi. Questa è casa mia, dice
Kamila, una ragazza, mentre siede su un ramo di gelso. Lei è una cantante
lirica non realizzata della Kirgizia, ha
vissuto negli Stati Uniti ed ha lavorato nella sua nazione in una grande ditta
mediatica ed ora è una nuova “paesana”. Kamila considera il Romashki come la
sua patria spirituale. Lì ha trovato gente che condivide e comprende come lei
vuole vivere. Sembra proprio che da loro sia così felice che non abbia neanche
più bisgno di calcare i palchi, non sente la mancanza della popolarità, dei bei
vestiti, ecc.
-
La vita nella società consumistica sembra essere molto limitata. Non ci sono
aperture per la crescita spirituale. La gente è attaccata a desideri primitivi,
sembrando dimenticare che vi sono desideri molto più complicati e profondi, -
Kamila spiega in questo modo la sua fuga dalla città.
La sua giornata comincia coi primi raggi di sole. Ogni
giorno i membri dell’ecovillaggio perpetrano il rituale di fare il bagno nel
lago. Poi la colazione. D’estate
solo alcune bacche o delle more. Poi tutti i membri si
rendono indaffarati coi vari lavori, negi campi, negli orti, a casa,
raccogliendo erbe, ecc. E poi, di sera, ci si dedica di solito all’arte: vicino
al falò comune si suona e si canta. E ne prendono parte anche coloro che
sembrano negati! :-)
Solo pochi anni fa questo villaggio distante 120 Km da Kiev sembrava un
posto così triste. Ma questo posto è risorto con l’avvento di gente che
camminava scalza. I primi furono Petr e olya Rayevsky e Andrey Kavalevsky (in
precedenza, rispettivamente, giurista, chirurgo e commercialista). Per qualche
centinaio di dollari hanno comprato delle case abbandonate ed hanno proclamato
il loro villaggio un ecovillaggio. Anche alla gente del posto questa
nomenclatura è piaciuta, anche se di sicuro avevano uno stile di vita
differente. Questi ex cittadini non mangiano carne, non tengono animali per
farli lavorare ma solo per compagnia, non concimano il terreno, parlano alla natura
e camminano scalzi finché non è freddo. Ma queste stranezze non hanno sconvolto
più di tanto quelli che già vivevano da quelle parti. In qualche modo erano
addirittura fieri di questi bizzarri vicini. Dopotutto hanno riportato in vita
villaggi che erano morenti, con l’ulteriore avvento di sempre nuova gente. E
non solo amici e parenti dalla città, addirittura gente che ha letto
dell’ecovillaggio da qualche parte.
(Foto: Niente giungle d’asfalto. L’architetto di professione Elena Postnikova considera l’ecovillaggio come un alternativo stile di
vita.)
Per esempio, non molto tempo fa, l’ecovillaggio è
stato visitato da 2 uomini d’affari argentini specializzati in prodotti
ecologici. Consideravano il Romashki come un possibile fornitore di prodotti
organici, ma non avevano fatto i conti col fatto che la gente là non cresce
frutti per la vendita. Prendono dalla loro terra solo lo stretto necessario per
il loro mantenimento – questo è uno dei loro principi. A sentir loro, per
comprare tutto il resto del quale hanno bisogno, non servono più di 100 o 200
euro al mese. A volte Olya e Petr non maneggiano denaro per mesi. Non ce n’è
bisogno, hanno tutto. Alcuni hanni dei risparmi da parte, altri affittano i
loro appartamenti di città. Ma il fatto è questo: nessuno ha mai avuto problemi
economici.
Uno degli incarichi importanti degli abitanti del
Romashki è creare una immagine dell’ecovillaggio.
Tempo fa tutti sognavano l’arrivo di un qualche
musicista professionista nell’ecovillaggio e poco dopo è arrivata Kamila.
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Come sappiamo, i pensieri si materializzano – dice
Andrey – ecco perché un pensiero formato nel modo giusto aiuta a realizzare più
velocemente l’idea che si ha in mente.
Andrey non fa un
segreto del fatto che a volte la vita lontano dalla città non sia facile e,
oltretutto, l’ecovillaggio è ancora in via di formazione.
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Non è facile mantenere un tono spirituale – ci spiega
– ognuno di noi s’è portato dietro alcuni problemi ma qui si sta in armonia,
bisogna solo cambiare attivamente la propria coscienza.
Ma nel loro ecovillaggio non hanno detto no a tutti I
beni della civiltà. Andrey possiede un portatile ed ha internet, lavora come
commercialista a distanza e spende i suoi guadagni per l’ecovillaggio.
Ha anche un pianoforte, ma è un regalo. Uno dei suoi
ultimi acquisti per l’ecovillaggio è stato un alveare, che può garantire miele
per tutti gli ospiti.
Ritorno al futuro
La generazione hippy degli anni 70 anticipò ad ovest
della nazione questo fenomeno. Stanchi del modo di vivere di genitori e parenti
– lavorare per comprare più cose – giovani ribelli hanno cominciato ad
abbandonare le città per costruirsi un futuro felice nella natura. La maggior
parte di queste comuni non furono in grado di resistere per molto. Le droghe ed
il mancato senso di adattamento, come regola, offuscavano i loro sogni
romantici. Ma alcuni, specialmente coloro che avevano un profondo desiderio di
crescita spirituale, furono in grado di portare a compimento tutti i loro
desideri e sogni. Ad esempio uno dei più vecchi e consolidati fra gli
ecovillaggi di questo tipo è Findhorn, in Scozia.
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Si tratta asolutamente di un modello di vita
alternativo – ci dice l’architetto Elena Postnikova. Lei e suo marito hanno
partecipato ad alcuni seminari a Findhorn.
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Quello che colpisce, è l’atteggiamento della gente
verso il prossimo, verso loro stessi, la Terra – dice – Spiritualmente è tutto. Come nei
monasteri Zen dove ogni lavoro è considerato sacro. Tutto quello che fanno, lo
fanno consapevolmente. Non lavorano per i soldi, ma per il bene di ciò che li
circonda, per il bene del pianeta. A Findhorn vivono regolarmente ed
abitualmente 4000 persone. Durante l’anno ricevono circa duemila turisti. -
Attualmente negli ecovillaggi si muovono solo le
persone più attive. Collaudano su loro stessi questo modo di vivere, costruendo
una base per il futuro – afferma l’ecologista Viktor Postnikov.
Il Signor Postnikov ritiene che quello degli
ecovillaggi non diventerà un fenomeno di massa, ma queste micro comunità
cresceranno comunque sempre di più.
La questione della sicurezza ecologica tocca al giorno
d’oggi ogni famiglia. Anche le vecchiette sulle panchine si preoccupano dei
prodotti geneticamente modificati e del surriscaldamento globale.
(Foto: “Colormusica”. Gli abitanti trovano sempre il tempo di esprimersi tramite le arti..)
Boris Krivylin, viaggiatore per passione e fisico per
professione, ha visitato tantissimi ecovillaggi ed è giunto ad una conclusione:
ci sono molte persone che vogliono realizzare un ecovillaggio ma la loro unica
arma è una luce negli occhi. Perlopiù questa gente non pianifica veramente
qualcosa.
C’è solo un desiderio. La gente sembra sapere cos’è un
ecovillaggio ma il problema principlae rimane che le persone non vogliono cambiare se stesse.
Anastasia Ringis, 29 Giugno, sul giornale Focus (un
quotidiano ucraino, non la rivista italiana).
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