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Incendi boschivi: immagini di una identità in crisi?
Mentre i nostri politici appaiono tutti posseduti dal tema del rilancio economico, migliaia di ettari di boschi, campi e macchia mediterranea vanno in fumo ogni settimana dall’inizio dell’estate. La stessa situazione, purtroppo, non può che ripetersi fedelmente ogni anno perché nessuna vera strategia è stata mai messa in atto per affrontarla. Addirittura, i vari telegiornali lasciano ancora dubbi sulla sistematica natura dolosa di queste stragi ecologiche. Chi propende per attribuire agli incendi una dolosità del 90%, chi del 70%… Andrebbe invece ribadito con forza e chiarezza che il fenomeno della combustione spontanea alle nostre latitudini è estremamente raro e quasi tutti gli incendi boschivi nascono o dalla disattenzione di qualche sprovveduto ignaro della reale pericolosità del fuoco, o da una volontà ben precisa e pianificata corrispondente appunto al dolo. Ormai, quello degli incendi estivi è diventato, soprattutto in Italia, un vero e proprio bollettino quotidiano. Ogni giorno i media ne scrivono, mandano in onda immagini, filmati, testimonianze, si sdegnano e si allarmano per i pericoli corsi dai vacanzieri di qualche villaggio turistico, ma solitamente nessuna parola viene mai spesa per tutti quegli animali e piante bruciati vivi. E nessuno parla mai delle reali cause del fenomeno. Tale silenzio risulta piuttosto imbarazzante. Dietro a questo “giri” di incendi e spegnimenti si nascondono grossi interessi economici. E’ quindi molto probabile che i maggiori indiziati per questi crimini, oltre ai proprietari di terreni e ai costruttori, si annidino negli stessi enti che vengono poi pagati per lo spegnimento. E visto che la maggior parte degli incendi si verificano nel meridione, è ragionevole pensare allo zampino di organizzazioni mafiose.
Questi incendi detengono però un altro aspetto del quale si parla ancor meno: quello simbolico. Se, come ho argomentato nel mio ultimo libro (La religione del dio Economia, CSA Editrice, Crotone 2009), quel che chiamiamo inconscio non corrisponde ad una dimensione tutta interiore, ma tende ad essere percepito e vissuto anche all’esterno, in particolare nel rapporto con la Natura, allora la distruzione pianificata di quest’ultima mediante il fuoco diventa un modo prepotente (e a volte coatto, nel piromane) per negare spazio all’anima, sempre in nome del dio danaro ovviamente. Il bosco, la foresta, la montagna ecc sono i luoghi delle anime e degli spiriti (i fattori inconsci) per eccellenza. Luoghi che da sempre incutono timori legati alla perdita di identità, ma ai quali tradizionalmente vengono anche accordate virtù magiche, curative, rigeneratrici (come è facilmente riscontrabile, ad un livello più superficiale, facendo una semplice camminata in Natura). Come narrano i miti legati al tema della morte e rinascita, è in parte ragionevole temere la Natura e quindi l’inconscio che in essa si manifesta, ma è del tutto irragionevole dichiararvi guerra. Ora, sembra che l’uomo moderno si sia fissato sul primo aspetto e reagisca ai propri dubbi circa la validità della propria cultura e della propria fede in Economia attraverso comportamenti distruttivi volti ad imbavagliare l’anima. I luoghi dell’anima, quindi della Natura, devono tacere. E il modo migliore per farli tacere è distruggerli, così come i conquistatori occidentali distrussero i luoghi sacri delle popolazioni indigeni. Così, incendiare la Natura diventa una specie di rituale inconsapevole legato alla religione economica e teso alla distruzione dell’anima e al rafforzamento di una identità moderna incentrata sull’ego e perennemente in crisi. Per potere uscire da questa impasse occorre, oltre ad una reale e tempestiva presa di coscienza, prendere adeguati provvedimenti legislativi. Oltre ad inasprire le pene ai colpevoli, alla totale confisca dei fondi ai mafiosi, la strategia anti-incendi dovrebbe anche favorire la riconversione delle terre bruciate in altrettanto parchi naturali. Tale provvedimento avrebbe almeno il pregio di disincentivare le speculazioni e al tempo stesso di ridare alla Natura e all’anima quegli spazi e quella importanza che ogni cultura degna di questo nome dovrebbe accordare loro.
Antoine Fratini Presidente dell'Associazione Europea di Psicoanalisi Membro de l'Académie Européenne Interdisciplinaires Sciences
Fidenza il 30 – 07 - 2009
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Categoria: Preoccupante... | Aggiunto da: paradisiverdi (31.07.2009)
| Autore: Antoine Fratini
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