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Potere alla parola
Questa volta vogliamo parlarvi del significato delle parole. Al giorno d’oggi le parole volano di bocca in bocca, così facilmente, offendendo, dicendo bugie. Per fortuna qualcuna di esse è gentile. Ad ogni modo, le parole dell’era moderna sono piuttosto vuote, non hanno un’immagine dietro, non hanno potere. C’erano invece tempi nei quali la gente trattava le parole con rispetto e, di conseguenza, le parole assumevano potere. Era possibile credere nella parola data, pienamente e senza dubbi. Ricordiamo una frase dalla Bibbia: “in principio era il Logos”. Logos può essere tradotto come Verbo (anche se filosoficamente parlando può assumere il significato di logica, ragione, pensiero, intelletto, ecc. ma non siamo qui per discutere di questo, se vi interessa in internet si può trovare qualunque tipo di informazione a riguardo).
Non sarebbe male poter far ritornare una simile caratteristica.
Anche al giorno d’oggi esistono, per fortuna, ancora persone che sono in grado di sfruttare il potere delle parole e fare miracoli, di far diventare realtà tutto ciò che dicono, ogni desiderio che esprimono. Una delle condizioni dev’essere sicuramente quella di non mentire mai… Dura eh? :-) Ma quando c’è un obiettivo si cerca di andare fino in fondo e noi siamo qui per diventare migliori. Per far ritornare certe capacità dimenticate nel tempo, no?
Quindi portiamo alla vostra attenzione un excursus nella storia di bardi, druidi e fili. Riteniamo siano esempi abbastanza vividi da fornire un quadro completo del concetto.

In un antico manoscritto irlandese sono descritte le regole per l’ingaggio nella fianna, ovvero un antico esercito d’Irlanda. Fra le varie idoneità obbligatorie richieste, non solo troviamo capacità fisiche e morali, ma anche, per esempio, quella di essere a conoscenza di quelli che al tempo erano i 10 modi di comporre in poesia. Un feniano doveva essere un eccellente guerriero quanto un eccellente poeta. Vi chiederete: perché un guerriero doveva anche essere un poeta? Il punto è che  in tempi antichi le parole venivano trattate con deferenza, approcciate con trepidazione e fremiti.
Tutti conoscono l’espressione “io mi chiamo…” (notare, non “il mio nome è”!). Ecco, il suo reale significato si può avvicinare a: come io chiamo me stesso per essere identificabile agli altri, come gli altri debbano chiamarmi. Ma questo non è il vero nome.
Un tempo, ogni lode poteva portare bene ed ogni ingiuria poteva fare del male. Le parole trasformate in poesia avevano un doppio potere, praticamente ogni poesia era un sortilegio. Nell’antica Scandinavia vi era perfino una legge, secondo la quale per ogni poesia d’amore si riceveva una multa, in quanto la poesia era ritenuta un sortilegio lanciato alla persona alla quale era dedicata.
Si diceva che il grande Merlino non solo fosse uno stregone in grado di vedere il futuro, ma anche un cantore e poeta.
Guerrieri professionisti dovevano conoscere le basi della “protezione magica” – per possedere il potere delle parole.
L’arma più temibile di un poeta è la poesia maledicente. Nell’epos irlandese, nel tempo in cui una tribù di Dei, Figli della Dea Danu, era in guerra con gli orrendi fomori (http://it.wikipedia.org/wiki/Fomori), Elatha, principe fomoriano, fu in grado di mettere al trono dei Figli di Danu suio figlio, Bres (che aveva in se il sangue di due tribù) ed impose loro un grande dazio. Ma il regno di Bres finì non appena arrivò il un fili (http://en.wikipedia.org/wiki/Fili) di nome Cairbre che scrisse una poesia su di lui:

Senza il cibo che sul piatto si affaccia
Senza il latte d’una mucca gestante
Senza una dimora nelle notti di oscura minaccia
Senza l’ausilio del poeta e del cantante
Lasciate che Bres sia

(approssimativamente)

E da quel momento tutto è andato male per Bres.

Questo tipo di poema-maledizione aveva conseguenze, non solo magiche, ma anche sociali. E’ risaputo che fimo al medioevo le canzoni d’ingiuria dei fili potevano letteralmente sradicare dal loro posto in società anche le persone più influenti. Nell’arco d’una sola giornata.

In un’altra leggenda si narra che i già citati Figli della Dea Danu sono stati sconfitti da mortali. In questa battaglia è stata decisiva la magia del grande druido Amergin (http://it.wikipedia.org/wiki/Amergin). In principio Amergin è andato dalla barca alla spiaggia e ha cantato una canzone, rivolgendosi alla terra d’Irlanda. Ed i sortilegi dei Figli di Danu si sono spezzati di fronte all’ispirazione del poeta. Questa canzone salvifica rimarrà nota come la "Canzone di Amergin".

A volte la capacità di saper comporre poemi significava anche avere il dono di vedere il futuro. Va menzionata se non altro la storia di Thomas il Vero (o Thomas delle Rime, http://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_the_Rhymer). Rapito dagli elfi che gli hanno infine donato capacità profetiche e poetiche.  

Va sottolineato che le poesie di quel tempo erano basato più sul ritmo (http://it.wikipedia.org/wiki/Allitterazione) che sulle rime. Da ricordare anche gli esametri di Omero, o le vecchie formule magiche che sempre erano a base di ritmo ed organizzate secondo principi dei poemi.

Sacri cantori.

I bardi. In questo venivano definiti dai celti i membri di una casta speciale, che avevano il dovere di elogiare atti eroici dei più coraggiosi guerrieri. I celti avevano una particolare adorazione per i bardi, druidi ed indovini e li mettevano su piani anche superiori rispetto ai re. E non è una coincidenza che menzionati vicino ai bardi troviamo druidi ed indovini. Il punto è che il processo di apprendimento dei futuri cantori, dei curatori e dei sacerdoti, era simile, eccetto specializzazioni ed “esami finali”.
I bardi dovevano superare esami di poetica, i guaritori dovevano superare esami di arte curativa ed i druidi, entrambi. Ogni druido doveva essere un po’ bardo ed i migliori bardi erano sacri cantori.
Secondo il filosofo greco Ecateo di Abdera (http://it.wikipedia.org/wiki/Ecateo_di_Abdera), ogni tempio doveva avere il proprio bardo. Egli aveva la responsabilità di decantare le gesta gloriose della divinità alla quale il tempio era dedicato e di governare la città ad esso più vicina. A questa classe di alti bardi ne seguiva un’altra: i bardi che decantavano le gesta degli eroi sui campi di battaglia.
Seguiva la classe più bassa che dimorava nelle corti dei re. Gli argomenti trattati nei loro canti erano tre: genealogia dei re, la loro ricchezza ed il loro coraggio.
L’Antica Britannia è stato una delle custodie principali della saggezza druidica e bardica. Giulio Cesare ed antichi letterati indicavano la Britannia come cardinale scuola per quanto riguarda la sapienza dei druidi e dei bardi. Sfortunatamente non si sa molto a riguardo degli antichi bardi britannici. Intorno al IV secolo AC i Romani hanno cominciato a perseguitare tenacemente i ministro di culto della Britannia: sono stati catturati, imprigionati e giustiziati. Questo perché si temeva la loro influenza sul popolo. Col tempo i bardi-sacerdoti britannici sono solo rimasti nella storia in quanto sono sopravvissute solo le due classi di poeti più basse.

I bardi si dividevano comunemente in tre classi: lo studente, che tentava di entrare nella casta, il bardo di corte ed il bardo maestro. Una più alta categoria si poteva raggiungere attraverso delle selezioni, che venivano effettuati ogni tre anni su una collina. Di fronte alla folla lì riunita il re dichiarava chi fosse il miglior poeta.
Secondo la tradizione irlandese ogni cantore doveva conoscere le tre musiche: la canzone del pianto, alla quale nessuno poteva trattenere le lacrime; la canzone del riso, per rendere la gente felice; la canzone del sonno, che aiuta ad immergersi nel torpore.
La leggenda narra di bardi che hanno cantato una canzone del pianto tanto magistralmente che i loro ascoltatori sono morti dal dolore.

Colui che era intenzionato a divenire un bardo, doveva diventare studente di un altro di rango superiore che doveva verificarne le capacità poetiche e che aveva l’autorità per decidere se lo studente avesse diritto ad entrare nella casta, in base al talento. Lo studente poteva trovarsi poi a cantare in svariate feste, ma un terzo del guadagno che riceveva, lo doveva dare al suo maestro. Se il candidato non era all’altezza di entrare nella casta degli alti bardi, in ogni caso poteva tenere un’arpa, che in qualche modo poteva garantirgli sostentamento. Colui che superava tutte le difficoltà entrava nella seconda classe, fra i bardi di un re o cortigiani.

Un bardo di corte riceveva dal re un’arpa e dalla regina un anello d’oro. Insieme all’arpa e all’anello (dai quali non si separava mai) il bardo riceveva dal re anche 5 acri di terreno, esente da tasse, ed un cavallo. Inoltre lui e sua moglie ricevevano in dono vesti pregiate.
Il migliore dei privilegi dei bardi era il diritto a proteggere i più deboli, essi avevano il diritto di fermare e portare gli offensori al cospetto del re.
Quando un re od un cortigiano volevano udire del canto e chiamavano il bardo, egli doveva offrire tre diverse canzoni. Ma quando un semplice paesano chiedeva una canzone, egli doveva offrirsi a volontà del richiedente. Questo perché veniva considerato che il popolo era più vicino ai bardi di quanto lo fossero re, regina e tutti i cortigiani. Durante le guerre doveva cantare sul campo di battaglia e, per questo motivo, quand’era ora di dividere il bottino, riceveva spesso più d’un guerriero.

I bardi erano persone inviolabili. Un’offesa ad un bardo veniva ripagata con multe salatissime e, per l’omicidio di un bardo, la somma da pagare era mostruosa: 252 vacche!

Nella storia britannica è conosciuto un solo caso di omicidio di bardo, l’omicida e la sua arma furono malaugurati. Il criminale è rimasto nella memoria della gente con lo sciagurato nome di Testa Disonorata. A proposito, questa legge aveva anche un altro aspetto: era proibito ai bardi essere armati. Quindi un bardo armato di spada era un caso raro, anche se a volte taluni di loro trascuravano questa legge e quindi ne possedevano una.
Nei tempi più antichi, questo fenomeno era molto disonorevole per i bardi ma, con l’andare del tempo, divenne sempre più frequente e comune, fino al punto in cui i bradi dovevano difendere se stessi con un’arma. Ma la vera arma di un bardo talentuoso era il suo strumento – “la sonante spada del bardo”, e la sua parola.

I simboli dei bardi erano la corona di betulla e l’arpa celtica con una tripla fila di corde. Ancora oggi un’arpa dorata è uno dei simboli dell’Irlanda.

E chi sono i fili? Ci sono molte opinioni a riguardo ma, molto probabilmente, venivano definiti in Irlanda quei sacri bardi che si erano estinti in Britannia. I fili erano in grado di comporre le canzoni più potenti sugli dei, le quali erano proibite ad un semplice bardo. Inoltre, un obbligo dei fili era di cantare di storie e leggende. Durante la guerra potevano maledire i nemici, come si è potuto vedere dalla saga irlandese che descrive la battaglia dei Figli della Dea Danu ed i fomori:
“-E tu, oh Cairbre, - ha chiesto Lug al suo fili, - come ci puoi aiutare in battaglia?
- Non è difficile rispondere… Condannerò i nemici e li biasimerò. Poi col mio potere ridurrò la loro stabilità in battaglia”

Spesso sono stati fatti parallelismi tra i druidi ed i fili, per esempio un personaggio della saga a volte veniva chiamato druido e a volte fili. Benché druidi e fili non siano la stessa cosa.

Quando S. Patrizio arrivò in Irlanda l’alto fili Dubtach gli diede un benvenuto caloroso, anche se S. Patrizio è stato in competizione coi druidi fino alla morte. In generale, in letteratura, i concetti di bardi, fili e druidi sono un po’ disordinati. Dove si trova il limite dove uno finisce e l’altro comincia? E pare che la celtologia non abbia una opinione precisa a riguardo.

Quindi, come abbiamo detto in principio, le parole avevano potere. C’era un profondo senso in ogni parola pronunciata da una persona. Senza passato non c’è futuro, lo sentiamo dire spesso. E per questo ci siamo soffermati un momento, guardando al passato, per essere in grado di ritrovare il nostro futuro. Il futuro della gente nel modo in cui deve essere: con la forza in ogni parola.


Categoria: Storia e tradizioni | Aggiunto da: paradisiverdi (05.08.2009)
Visto: 6445 | Comments: 1
Commenti in totale: 1
29.01.2012
1. Teagbroobia [Materiale]
Io mi diletto con l'hobby delle scritture, ed ho trovato questo articolo utile e interesante. Sarebbe bello se ci fossero in giro piu notizie così piuttosto che i vari gossip o stupidate varie. Grazie.





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