Nel 1900 la popolazione mondiale era di 1,6 miliardi. Nel corso di un
secolo è aumentata nettamente e questa tendenza non accenna a
diminuire. Se alla fine del 1999 eravamo più di 6 miliardi, nel 2007
abbiamo già raggiunto i 6,5 miliardi e, secondo l'ultimo Population
Prospect delle Nazioni Unite uscito agli inizi di marzo, saremo con
ogni probabilità (variante media) 9,2 miliardi nel 2050.
Oggi, al miliardo di "consumatori" classici dei paesi ricchi (area
OCSE, e cioè USA, Canada, Europa, Giappone, Australia e Nuova Zelanda)
si è aggiunto oltre un miliardo di nuovi consumatori (una percentuale
delle popolazioni di diversi paesi dalla Cina all'India, dalla Malesia
all'Indonesia, dalla Tailandia al Sudafrica, dal Brasile all'Ucraina,
dalla Federazione Russa all'Argentina, ecc.).
Il risultato è naturalmente un sempre maggiore impatto sulle risorse
naturali. Una delle più recenti ricerche condotta dal Sustainable
Europe Research Institute (SERI) sui flussi delle materie prime che
attraversano le economie mondiali attesta che la quantità annuale delle
risorse estratte dagli ecosistemi a livello globale da parte delle
società umane è aumentata dai 40 ai 53 miliardi di tonnellate l’anno
nel periodo che va dal 1980 al 2002, un arco di soli 22 anni. Si
prevede che nel 2020 arriveremo a sottrarre agli ecosistemi 80 miliardi
di tonnellate annui.
Quindi, secondo autorevoli studi di scenario, la situazione di
“collasso” possibile delle nostre società potrebbe verificarsi prima
del 2050. L’ultimo “Living Planet Report 2006” pubblicato dal WWF e
presentato a Pechino in Cina conferma questo quadro.
Fonte: http://www.wwf.it/ |