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| Articoli a scelta casuale
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Come di solito la gente si rovina il destino?
L'uomo dovrebbe aspirare alla felicità spirituale, cioè
alla felicità di essere generoso, disinteressato, di arrivare per il
richiamo della misericordia delle persone sante e di Dio. Siamo arrivati
alla conclusione che bisogna trattare tutto il bene materiale con una
certa prudenza. Ciò non significa che si deve rinunciare a tutto il
materiale.
Sia i propri beni, che i rapporti d'affari si possono utilizzare per il
bene comune servendo alla verità sublime. Però bisogna osservare che i
sensi non si attacchino fortemente alle gioie materiali, nel caso
contrario le sofferenze saranno inevitabili, secondo la legge del karma.
Perché? Perché i sensi, legandosi all'oggetto desiderato e non
ricevendolo, entrano immediatamente nello stato di ansia. Come abbiamo
già detto, è impossibile soddisfare i sensi pienamente con le gioie
materiali, poiché le gioie materiali non possono crescere in
continuazione. Secondo la legge del karma, anche la gente ricca ogni
tanto ha il cambiamento dei periodi: di felicità materiale e di
sofferenze. Tutti si ammalano, muoiono, rovinano i rapporti con i
parenti e amici, i soldi qua non aiutano proprio. E' impossibile contare
tutti i disturbi che l'uomo prova andando a caccia della felicità
materiale.
Ora parliamo delle nostre abitudini e attaccamenti. Proprio le abitudini
e gli attaccamenti hanno un ruolo importante nella formazione del
nostro destino. Esistono molti attaccamenti sia grossolani che sottili;
tutti quanti portano sofferenze. Gli attaccamenti sottili materiali sono
più pericolosi, dato che è molto più difficile riconoscerli, esserne
consapevoli. Il più pericoloso è l'attaccamento errato ai parenti. Fa
male quando muore una persona. E' difficile sopravvivere tale perdita.
La morte del parente verifica se avevamo l'attaccamento verso di lui
corretto o scorretto. I nostri sensi si legano al prossimo e quando se
ne va i sensi provano un dolore fortissimo. Ma se noi ci prendiamo
veramente cura della persona cara, allora i sensi si attaccano a lei in
modo diverso. In tale caso la sua uscita si percepisce da noi
degnamente.
In realtà ogni persona deve arrivare alla comprensione del fatto che per
l'anima non esiste la morte, che lei è sempre viva nel corpo sottile
del parente che se n'è andato lasciando il corpo fisico, il dolore. Se i
sensi non si attaccano avidamente al piacere che deriva dalla presenza
di un parente vivo, ma invece al compimento del dovere verso di lui,
allora la perdita provoca delle emozioni completamente diverse. In
questo caso la perdita della persona cara non provoca le isterie, ma ci
fa più saggi, ci dà l'esperienza. Certo, il dolore, le sofferenze sono
praticamente inevitabili comunque, ma non diventano la causa della
sofferenza altrui e per questo non comportano malattie fisiche o
psichiche. A volte i parenti perdendo il loro caro si ammalano
fortemente, questo è l'indizio dell'atteggiamento sbagliato nel periodo
quando lui era ancora vivo. Perché mai queste dure prove? Le coincidenze
non esistono, noi abbiamo tutte queste prove a causa delle azioni
compiute nel passato. Solo dopo averlo capito, la persona smette di
soffrire pur continuando a vivere le difficoltà.
Perché con il cambiamento del nostro approccio diminuiscono sia le
nostre sofferenze, che le sofferenze degli altri? Vediamolo. Ammettiamo
che Lei porta in braccio il Suo amato bambino che pesa 15 kg. Questo
peso Le provocherà le sofferenze? Sì, ma solo se Lei non ama il Suo
bambino. Se invece la madre porta in braccio bambino amato, soprattutto
dopo un distacco da lui, lei non sente il peso, lei prova la felicità.
Un altro esempio: Lei porta la borsa di un vicino che pesa gli stessi 15
chilogrammi. Può immaginare quanta sofferenza si può provare dal
pensiero che quel vicino La sta sfruttando? Però trattando il vicino con
amore si può non sentire grande differenza: portare il proprio bambino
o la borsa del vicino. Ma come si può amare questo vicino? Ecco, dove
sta il problema. Noi spesso non vediamo la necessità di cambiare il
nostro atteggiamento verso gli altri e, però, vogliamo essere felici.
Questo non è proprio possibile. Finché pensiamo che lavoriamo per conto
di qualcuno, che qualcuno ci sfrutta, le sofferenze non ci abbandonano.
L'uomo deve capire che tutti i suoi rapporti con gli altri, compresi
quelli d'affari, lui riceve dal suo karma. Se noi lavoriamo per
qualcuno, vuol dire che abbiamo un qualche debito con lui. Quindi, non
deve esserci alcun motivo per le preoccupazioni: non c'è alcuna
ingiustizia in questo mondo. Tutte le nostre sofferenze succedono solo
perché noi non sappiamo come funziona la legge superiore della
giustizia.
Nel caso quando noi comperiamo e dopo perdiamo qualcosa, funziona la
stessa legge. Se l'oggetto acquistato era destinato al compimento di un
qualche dovere verso gli altri, allora la perdita di questo oggetto non
ci porta le sofferenze particolari. Se, invece, si compra qualcosa per
l'uso proprio, allora
le sofferenze sono inevitabili. Le persone avide sono raggiunte da
queste sofferenze. Così funziona la legge del karma: ogni cupidigia
viene punita con le sofferenze.
Come saranno le sofferenze? Di solito sono le malattie, la povertà, le
liti, le infelicità. La loro causa consiste nell'applicazione sbagliata
dei sensi. I sensi possono essere soddisfatti solo con gli interessi
spirituali, dato che soltanto la felicità spirituale viene coltivata
indipendentemente dalla presenza e
dalla quantità delle possibilità materiali (soldi, posizione sociale, conoscenze eccet.)
Secondo l'Ayurveda (antica medicina orientale) tutte le malattie
compaiono proprio perché i nostri sensi si trovano nello stato
insoddisfatto. I sensi indirizzati verso la ricerca della felicità
materiale trovano costantemente molte difficoltà insuperabili (mancanza
dei soldi, cattivi rapporti in famiglia e al lavoro, le leggi statali
imperfetti e così via). L'uomo privo di pacatezza prima o poi inizia a
innervosirsi. Ammettiamo pure che spesso vogliamo avere più di quello
che possiamo avere! Dato che il legame con l'oggetto desiderato è reale
ed è difficile disfarsene, allora avviene la reazione psichica. Non si
tratta solo delle compere; ogni umore avido, compreso i rapporti in
famiglia, al lavoro ci rovinano l'umore. Però l'approccio disinteressato
porta sempre la felicità. Nello stesso tempo grazie all'approccio
spirituale si può acquistare il disinteresse verso le cose materiali.
Quindi, solo imparando a soddisfare i sensi con l'attività spirituale,
l'uomo si libera dalle malattie e dal destino infelice.
Qualcuno penserà che l'uomo generoso diventa presto misero. No, è un
grosso sbaglio. C'è una grande differenza tra il disinteresse e la
pochezza d'animo. Perché la generosità non porti alla miseria bisogna
imparare a realizzarla correttamente. Non solo le persone
disinteressate, altruiste, ma anche quelle che
non sono prive dell'avidità sono degne di un augurio di felicità e dei
beni spirituali. Mentalmente e di fatto si può servire ogni persona. La
preghiera a Dio ci dà la forza e il sapere per questo. Dio è il
possessore di tutta la generosità che esiste. Persino una persona atea
può provare a pregare disinteressatamente Dio, almeno per
un'esperimento. Se lo farà in modo sincero, vedrà che i suoi rapporti
con gli altri miglioreranno.
Come sapete già, il controllo dei legami dei sensi è molto importante
per liberarsi dal karma cattivo; tuttavia è molto difficile entrarne in
possesso. Parliamo un altro po' di attaccamenti dannosi dei sensi alla
materia sottile e grossolana. Uno degli attaccamenti sottili pericolosi è
l'attaccamento al futuro stipendio. L'uomo per il quale i soldi hanno
un ruolo primario aspetta di riceverli esattamente nel giorno dovuto e
in una predeterminata quantità. La legge del karma non è contrario allo
stipendio stesso, ma è contrario all'attaccamento a esso, è contro il
modo di pensare dannoso, cupido, contro l'atteggiamento malato. Lo
stipendio è necessario per compiere i doveri verso la famiglia, la
società e Dio. Però è dannoso pensare che qualcuno ci deve dare dei
soldi proprio di tale cifra e proprio in tal giorno. Se per il karma non
ce li danno o li danno più avanti, l'attesa dei soldi ci provoca le
sofferenze. Quando soffriamo per qualcosa, iniziamo ad ammalarci.
Non dobbiamo attaccarci nemmeno alla vacanza che ci spetta in un
determinato periodo. Se l'avremo - bene, sennò - tale è il destino.
Certo, bisogna difendere i propri diritti, ma non bisogna credere che la
felicità materiale ci è dovuta e ci deve pervenire proprio così come la
vogliamo. La felicità può anche
non arrivare, se lo decide il destino. Soltanto la felicità spirituale viene sempre a coloro che la desiderano.
Il seguente attaccamento dei sensi è l'attaccamento alla salute. Certo,
ogni persona vuole essere sana e noi dobbiamo aspirare al modo di vivere
sano, dato che questo ci aiuta a compiere i nostri doveri e occuparci
dell'autoperfezione. Occorre ricordare che le malattie e la salute si
ricevono secondo il karma. Quante azioni buone sono state compiute,
tanta salute sarà data nella vita attuale. La salute non va comprata per
i soldi, la si ottiene grazie all'attività altruista, disinteressata.
Alcuni pensano che hanno il diritto di avere la salute, quindi, quando
si ammalano fanno letteralmente "sciopero" credendo che qualcuno sia
colpevole delle loro malattie. Solo che questo è uguale all'accusa verso
qualcuno perché voi avete inciampato oppure tagliato il dito. Tutto il
male che ci è capitato è causato da noi. Le persone circostanti ci
aiutano soltanto a farci realizzare il destino maligno.
Tutti coloro che cercano di curarsi senza cambiare la propria vita sono
destinati all'insuccesso. Certo, per un qualche periodo i medicinali
possono aiutare, ma sarà un miglioramento temporaneo, dopo tornano le
sofferenze, le malattie saranno di nuovo inevitabili fino a quando la
persona non inizia a pensare come vivere correttamente. Le malattie
possono essere leggere, curabili con i medicinali, e gravi, curabili
solo con la correzione del carattere, con il modo di vivere sano e l'uso
dei medicinali contemporaneo. Le malattie gravi vengono curate solo
quando la persona inizia a interessarsi del modo di vivere sano.
Delle volte la salute si riprende già solo con il rispetto dell'ordine
del giorno, quando si tratta delle malattie non gravi grazie al karma.
Occorre sapere che esistono le malattie che è praticamente impossibile
curare. Se la persona ha avuto tale malattia e ha accettato questo
destino, vuol dire che ha superato l'esame del destino; allora riceve
prima la saggezza, dopo anche la guarigione. Anche se non guarisce
completamente, a un certo punto la malattia smette di dare grosse
preoccupazioni. Per raggiungere questo livello di consapevolezza bisogna
capire innanzitutto che per la legge del destino a volte ci si deve
ammalare - nessuno ci ha obbligato a peccare in passato! Però vogliamo
credere di dover essere sempre sani. Se la salute non c'è, cerchiamo i
colpevoli: parenti cattivi, medici cattivi, stato cattivo; insomma,
tutti sono colpevoli tranne noi stessi. Così, attaccandoci coi sensi
alla buona salute, riceviamo inevitabilmente le malattie e sofferenze
aggiuntive.
Se l'uomo si ammala di una malattia quasi incurabile, di solito maledice
il destino e si lancia di qua e di là. Il risultato di questo
atteggiamento è uno: sofferenze sempre crescenti. Cosa fare? Se il
bambino viene punito e messo all'angolo, quale suo atteggiamento sarà
corretto? Essere umile e ubbidiente. Solo questo permette di accorciare
il periodo di punizione. Uguale succede con le malattie: l'accettazione
umile della propria sorte - il primo passo verso la vittoria. Il destino
è una cosa seria e spesso non scherza. Chi, soffrendo, si ritiene
colpevole, responsabile per i peccati del passato, ha dato l'esame al
suo destino; tutti gli altri continuano a soffrire. Riconoscere la
propria colpa non è solo pentirsi senza cambiare nulla. Il pentimento
autentico è caratterizzato dal fatto che la persona inizia ad avere
l'interesse verso l'argomento "cos'è la vita impeccabile?". Se noi non
capiremo che dobbiamo superare le nostre cattive abitudini, la vita non
sarà più facile: soldi, conoscenze e cure non aiuteranno. L'unica cosa
che può realmente aiutare a cambiare se stessi è ascoltare umilmente la
persona che ha già intrapreso il cammino spirituale. Come si può
riconoscerlo? Per le sue qualità: ha già raggiunto l'altruismo, il
disinteresse, ha trovato già la dimora dal suo Maestro che cammina per
la vita spirituale pulita, è molto buono, sensibile e realmente felice.
Dr. O. Torsunov
Che tutti siano felici. Che tutti si liberino dai mali e siano forti e sani. Che tutti si occupino del bene altrui. Anch’io voglio portare il bene agli altri. Che nessuno conosca le sofferenze, che nessuno abbia le sofferenze. Motto di Ayurveda
Fonte: http://www.torsunov.it |
Categoria: Veda | Aggiunto da: paradisiverdi (15.05.2011)
| Autore: Dr O. Torsunov
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