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| Home » 2010 » Aprile » 26 » A Bari è in funzione il biostabilizzatore dei rifuti. Ma come funziona?
A Bari è in funzione il biostabilizzatore dei rifuti. Ma come funziona? | 01:00 |
L’impianto, costato quattordici milioni di euro, interamente finanziati con fondi POR 2000-2006, è stato realizzato a tempo di record: il bando di gara è stato pubblicato a luglio del 2008 e il biostabilizzatore ha superato il collaudo tecnico funzionale a Natale 2009. Il biostabilizzatore è in grado di trattare 146.000 tonnellate di "talquale” che Bari produce annualmente riducendo del 30% la quantità di "umido” conferita in discarica. Per la gestione della cosiddetta parte secca dei rifiuti, che verrà definita con il piano d’Ambito, saranno utilizzati i fondi europei 2007-2013. Il biostabilizzatore a pieno regime è in grado di ridurre il volume e anche la carica batteriologica di quattrocento tonnellate di spazzatura, che rappresentano il 90% circa della produzione giornaliera di rifiuti a Bari. I rifuti vengono prima triturati e successivamente sistemati nelle 24 "biocelle” dell’impianto. Questi spazi di 1000 metri cubi sono dotati di speciali filtri di aerazione e particolari sistemi di monitoraggio delle temperature. E’ qui che avviene la maturazione dei rifiuti che per tre giorni vengono trattati a 65 gradi per tre giorni, accelerando così il naturale decadimento della parte organica della spazzatura. In questo modo invece di venti anni, come avviene in natura, l’umido impiega solo sedici giorni a deperire. Dopo questo trattamento la frazione secca e la frazione umida vengono separate: a questo punto si recuperano i rifiuti ferrosi che possono essere riutilizzati. I sistemi di trattamento biologico delle biomasse si basano sul processo della degradazione della componente organica che fermenta producendo gas metano e hanno per obiettivo oltre alla riduzione fisica dei rifiuti e del percolato, anche la riduzione dell’impatto ambientale sulle discariche. L’indice respirometrico è un parametro fondamentale per la valutazione della stabilità di una biomassa. Dai dati rilevati dall’Arpa durante il periodo del collaudo dell’impianto dell’AMIU, sui campioni prelevati dopo il trattamento indicano che l’indice respirometrico è intorno a 300 mmgr cioè molto inferiore al limite di legge per la salvaguardia della salute umana.
Tratto da: news.prendicasa.it
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Aggiunto da: paradisiverdi
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